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Il 19 Aprile il Ministero dell’Ambiente e dell’Ecologia Cinese (MEE) ha annunciato l’estensione del divieto di importazione di altre 32 tipologie di rifiuti. Questo avviene dopo lo stop in vigore da gennaio scorso all’importazione di 24 categorie (dagli scarti tessili fino ai rifiuti in plastica da origine domestica e alla carta non selezionata).
I divieti verranno applicati con due differenti cadenze temporali:
- a partire dal 31 dicembre 2018 (allegato I) per 16 tipologie di rifiuti tra cui, rifiuti in plastica di origine industriale, rifiuti di motori elettrici, rottami di automobili pressati e rifiuti ferrosi provenienti da elettrodomestici e hardware;
- a partire dal 31 dicembre 2019 (allegato II) per altre 16 tipologie di riffiuti tra cui rifiuti legnosi e rifiuti e rottami di acciaio inossidabile, titanio, magnesio, tungsteno ed altri metalli.
Il Ministero Cinese ha chiarito che i nuovi divieti rappresenteranno un passo verso la progressiva eliminazione delle importazioni di rifiuti solidi. Dopo aver iniziato le importazioni di materie prime secondarie negli anni ’80, il paese era diventato il più grande importatore mondiale di materiali riciclabili, supportando così le carenze impiantistiche dei Paesi occidentali.
Ora l’intero settore è messo a dura prova e viene messo repentaglio l’intero progetto di sviluppo della tanto decantata Economia Circolare. Appare sempre più evidente come la politica europea sia stata miope innalzando sempre più gli obiettivi di raccolta differenziata e di recupero dei rifiuti senza preoccuparsi della creazione di strutture impiantistiche capaci di soddisfare le esigenze di trattamento ed al contempo di instaurare forme incentivanti utili all’aumento della domanda per le materie recuperate.
Assorecuperi auspica che la soluzione a questa grave situazione non sia quella di destinare i nostri rifiuti verso un altro Paese in via di sviluppo ma di incentivare le iniziative private che permetterebbero la gestione a livello nazionale dei rifiuti e lo sviluppo di innumerevoli posti di lavoro.
Al seguente LINK la pubblicazione del Ministero dell’Ambiente ed Ecologia Cinese.